Mese: Luglio 2022

Le zanzariere plissettate rappresentano una moderna ed innovativa protezione degli ambienti domestici dagli insetti. Si tratta infatti di un’efficace barriera per impedire che specie d’estate questi minuscoli esseri infestino e prolifichino in casa, creando problemi sia a livello di comfort personale che di igiene. Da ciò si evince che la pulizia periodica è un fattore determinante e che in molti casi si rivela preziosa soprattutto quando la suddetta zanzariera non scorre come dovrebbe negli appositi binari. In riferimento a quanto sin qui premesso, vediamo come pulire le zanzariere plissettate e quali sono i validi motivi per eseguire tale lavoro.

Gli schermi a protezione degli insetti richiedono generalmente una manutenzione ridotta, anche se la pulizia delle zanzariere plissettate è necessaria in quanto queste strutture non sono progettate per il vento eccessivo, e soprattutto devono scorrere agevolmente nei propri binari come in genere si usa fare per una veranda. Pulirle (ecco come fare https://www.shark-net.com/come-pulire-la-zanzariera-plissettata/) è altresì importante poiché le zanzariere plissettate sono state progettate per scorrere in apposite calettature, con queste ultime che per garantire il miglior risultato, devono essere prive di detriti o spessori causati da sporco eccessivo.

Cura e pulizia delle zanzariere plissettate

La pulizia delle zanzariere plissettate dovrebbe avvenire almeno ogni sei mesi in un ambiente domestico medio, ogni tre se si trova nel centro della città e mensilmente se installate in un ambiente industriale o costiero. Lo scopo è di evitare l’accumulo di polvere e detriti nei binari in cui scorrono ed in particolare in quello inferiore. Questa manutenzione serve infatti proprio per far traslare agevolmente la struttura senza nessun intoppo e quindi con un minimo di sforzo fisico. Detto ciò per entrare nel dettaglio, in primis va detto che l’operazione iniziale da fare consiste nel ritrarre la zanzariera in modo da accedere al binario. In secondo luogo conviene utilizzare un aspirapolvere oppure usare una spazzola. Fatto ciò va aggiunto che anche la rete di cui la zanzariera plissettata si compone, deve essere pulita regolarmente per mantenere una visuale e un flusso d’aria liberi. Infine se la rete presenta escrementi di insetti, l’uso di una spugna leggermente imbevuta in acqua oppure di un prodotto spray sanificante a base di acido citrico serve per renderla di nuovo fresca e pulita.

Manutenzione ideale per le zanzariere plissettate in alluminio

Quando si parla di zanzariere plissettate ci si riferisce anche a quelle con finiture anodizzate. In questo caso per sapere come pulire la zanzariera plissettata, è necessario innanzitutto programmare ed eseguire una manutenzione molto semplice ma comunque regolare. In generale l’alluminio anodizzato deve essere pulito almeno ogni tre mesi e mensilmente (con acqua fredda) in zone costiere dove la salsedine è prevalente. Premesso ciò, l’operazione deve avvenire iniziando in primis con la rimozione accurata di eventuali detriti usando una spugna leggermente bagnata.

In secondo luogo si può applicare una soluzione detergente per la casa per rimuovere polvere, sale, sporco e altri depositi. Le finiture anodizzate della zanzariera plissettata che presentano depositi di grasso o sporco difficile da rimuovere, devono invece essere pulite con un panno morbido imbevuto in trementina o cherosene, dopodichè si strofina con uno straccio asciutto. Alla fine alla domanda come lavare le zanzariere plissettate con telaio in alluminio anodizzato, la risposta è breve ed esaustiva; infatti, bisogna usare soltanto abbondante acqua dolce e pulita. A margine è importante sottolineare che per la suddetta pulizia, non bisogna mai far ricorso a lana d’acciaio abrasiva, raschietti o liquidi acidi poiché potrebbero danneggiare irrimediabilmente il rivestimento anodizzato della zanzariera plissettata.

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Tappeto persiano non vuol dire solo “tappeto antico”. La cultura dell’annodatura dei tappeti è più viva che mai, traducendosi in magnifici esemplari che variano tantissimo per stile e materiali. Il tutto senza mai venire meno alla secolare arte e manualità necessaria per la creazione di tappeti. Lasciate che vi presentiamo i tappeti persiani moderni.

Quali sono i tappeti rientrano in questa categoria?

La prima discriminate che dobbiamo fare è temporale: i tappeti creati prima del 1930 non rientrano in questa categoria; si tratta infatti di tappeti antichi. Da questa decade in poi vengono considerati moderni o contemporanei.

Questi moderni manufatti provengono dal medio e lontano oriente (Iran, Turchia, Pakistan e Tibet) e cercano di mantenere gli stili e le tecniche antiche per la loro produzione, ma non è raro vedere tappeti creati con l’aiuto di macchinari o un misto di macchine e manualità umana. Vengono tuttavia considerati la naturale evoluzione dei tappeti persiani antichi. Non pensate però a torto che la qualità o il design ne risentano: spesso quando l’antico e il nuovo si incontrano, si creano opere nuove e straordinarie e questo è il caso dei tappeti contemporanei.

Come i loro “antenati”, anche questi tappeti vengono classificati in base al loro luogo di produzione. Abbiamo infatti gli Himalayan o tappeti Himalaiani, annodati dalle zone dell’India alle pendici delle catene dell’Himalaya e contraddistinti da uno stile di annodatura unico; utilizza infatti il nodo tibetano. Vengono realizzti con l’ausilio di piccole cannette di bamboo e cento nodi per pollice quadrato. Questo gli conferisce flessibilità, ma li rende anche più soggetti all’usura e a lievi modifiche del disegno se maneggiati senza la giusta cura. Anche i materiali con cui sono prodotti differiscono molto da quelli originali a volte; non è raro trovare esemplari che usano lana Kork, vello di Yak o seta, anche mischiandoli tra loro.

Spostandoci più a sud troviamo i Bhadohi, tappeti caratterizzati da disegni in stile Damasco. Uniscono una straordinaria eleganza e bellezza dei tessuti, spesso un misto di lana e seta, garantendo una morbidezza unica. Vengono annodati usando il classico nodo persiano, il nodo Ghidores, e presentano anche questi una media di cento nodi per pollice quadrato.

Tappeti patchwork, la prova che i tappeti persiani sono un investimento duraturo

La terza categoria è un caso a parte. Si tratta infatti di tappeti reloaded, ovvero tappeti rigenerati, decolorati e ritinti. Non sono riconducibili a una provenienza geografica specifica e necessitano di una lavorazione per riacquistare nuova vita: il vello viene rasato, a volte fino a scoprire la trama, successivamente ricolorato per dargli una colorazione più luminosa.

Talvolta però succede che un tappeto antico possa essere troppo rovinato per essere salvato nella sua interezza e il proprietario può decidere di tagliare i pezzi migliori e unendoli ad altri frammenti di tappeto creare un tappeto patchwork, una tipologia di tappeto non fuori dal comune quando di parla di tappeti persiani moderni.

Questa tecnica, a differenza di quello che si potrebbe pensare, è molto antica. I primi reperti dei tappeti patchwork infatti sono datati 500 anni fa e provengono dalla Turchia, i più famosi realizzati in questa zona provengono dall'Anatolia e sono Kilim, cioè senza vello. Possono essere monocromatici o policromatici.

Spesso sono tappeti molto allegri ma racchiudono in sè una certa eleganza e tradizione, diventando ideali per arredare il soggiorno di una casa moderna o le stanze dei bambini.

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