Categoria: Animali

Primo impianto al mondo di mano robotica sensoriale “per tutti i giorni”: record italiano

Per la prima volta al mondo, a una donna svedese è stata impiantata una mano robotica stabile e permanente utilizzabile nella vita di tutti i giorni, il record è italiano: l’operazione è stata infatti coordinata dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha sviluppato la mano, ed eseguita dal Sahlgrenska University Hospital in Svezia. Vediamo insieme di cosa si tratta e come funziona la mano robotica.

in foto: Credit: Prensilia | Scuola Superiore Sant’Anna | DeTOP project, funded by EC H2020 (G.A. #687905) – www.detop–project.eu

Un impianto da record. L’impianto in questione è transradiale, sotto il gomito, ed è stabile e permanente per il controllo della mano robotica, si tratta di un intervento chirurgico pionieristico che ha previsto un impianto in titanio nelle due ossa dell’avambraccio di una donna svedese, nello specifico il radio e l’ulna, che sfrutta la tecnica dell’osteointegrazione combinata alle interfacce muscolari. In pratica, la donna potrà utilizzare nella vita di tutti i giorni la sua ‘nuova’ mano robotica, controllandola in mondo del tutto naturale e riottenendo le percezioni sensoriali.

Credit: Prensilia | Scuola Superiore Sant’Anna | DeTOP project, funded by EC H2020 (G.A. #687905) – www.detop–project.euin foto: Credit: Prensilia | Scuola Superiore Sant’Anna | DeTOP project, funded by EC H2020 (G.A. #687905) – www.detop–project.eu

I vantaggi di questa mano robotica rivoluzionaria. Gli esperti ci spiegano che questa nuova mano robotica supera i limiti della protesi convenzionali attualmente utilizzate, che riescono a compiere solo movimenti grossolani, che si limitano per lo più ad aprire e chiudere la stessa mano. Il nuovo impianto infatti permette, grazie a sedici elettrodi inseriti nei muscoli residui, si ottenere informazioni per poter controllare più efficacemente la mano robotica. E non è tutto. I vantaggi sono anche sensoriali, infatti gli elettrodi impiantati nei nervi, che creano un collegamento diretto tra protesi e sistema nervoso, forniscono nuovamente alla paziente percezioni tattili sia nei confronti di oggetti, sia nei confronti di persone e dell’ambiente.

Credit: Prensilia | Scuola Superiore Sant’Anna | DeTOP project, funded by EC H2020 (G.A. #687905) – www.detop–project.euin foto: Credit: Prensilia | Scuola Superiore Sant’Anna | DeTOP project, funded by EC H2020 (G.A. #687905) – www.detop–project.eu

La paziente svedese. La grande novità di questa tecnologia, sviluppata all’interno del progetto DeTOP, è che è la prima ad essere sfruttabile nella vita di tutti i giorni ridonando alla paziente non solo l’utilizzo della mano per afferrare oggetti, ma anche per ‘sentirli’. Per ora la paziente, una donna svedese, sta seguendo un programma di riabilitazione che le permetterà di riacquistare la forza nei muscoli dell’avambraccio, che si erano indeboliti in seguito all’amputazione, e sta imparando a controllare la stessa mano robotica.

Fonte: Primo impianto al mondo di mano robotica sensoriale “per tutti i giorni”: record italiano

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Enorme cavità sotto l’Antartide scoperta da ricercatore italiano della NASA: cosa rischiamo
in foto: Credit: NASA / OIB / Jeremy Harbeck

Sotto uno dei più grandi e importanti ghiacciai dell’Antartide, l’immenso Thwaites, un gruppo di ricerca guidato dal giovane glaciologo italiano della NASA Pietro Milillo ha scoperto una gigantesca cavità causata dai cambiamenti climatici. È profonda 300 metri e si estende per circa 40 chilometri quadrati; ha dunque le stesse dimensioni di città italiane come Bergamo, Como e Gorizia, o dei 2/3 del celebre distretto newyorchese di Manhattan. È sufficientemente grande da contenere ben 14 miliardi di tonnellate di ghiaccio, e l’aspetto più inquietante risiede nel fatto che gran parte di esso si è sciolto negli ultimi tre anni. Qualora dovesse sciogliersi del tutto, causerebbe un pericoloso innalzamento del livello dei mari.

Orgoglio italiano. La scoperta è stata frutto del lavoro di un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA e dell’Università della California di Irvine, che hanno collaborato con i colleghi del Centro aerospaziale tedesco di Monaco di Baviera (Germania) e dell’Università Grenoble Alpes di Grenoble, Francia. A coordinarli il giovanissimo ricercatore pugliese di Casamassima Pietro Milillo, che dopo la laurea in Fisica all’Università di Bari e il dottorato in Ingegneria ambientale all’Università della Basilicata si è trasferito negli Stati Uniti, dove è stato ingaggiato dalla celebre Agenzia aerospaziale americana.

Credit: NASAin foto: Credit: NASA

La ricerca. La cavità scoperta da Milillo e colleghi, individuata grazie al rilevamento radar della missione aerea “IceBridge” e ai dati raccolti da satelliti, preoccupa gli scienziati per diverse ragioni. Il ghiacciaio Thwaites è infatti uno dei più importanti dell’Antartide occidentale, e se dovesse sciogliersi completamente innalzerebbe il livello del mare di 65 centimetri, sufficienti a sommergere diverse isole dell’Oceano Pacifico e metropoli costiere di tutto il mondo. Poiché è strettamente associato ad altri ghiacciai, gli scienziati stimano che potrebbe coinvolgere altri grandi blocchi e far innalzare il livello del mare fino a 2,4 metri, con esiti catastrofici su scala globale. Se si considera che gran parte del ghiaccio della cavità si è perso in soli 3 anni, è fondamentale conoscere i processi in atto in Antartide.

Un fenomeno da comprendere. Alla base di questo grave scioglimento ci sono i cambiamenti climatici, tuttavia non è sempre chiaro come essi agiscano. Uno degli aspetti fondamentali da monitorare è la linea di confine tra il ghiaccio ancorato con la terraferma e quello che galleggia, e il modo in cui questa linea arretra sotto la spinta dello scioglimento. “Stiamo scoprendo diversi meccanismi di ritiro”, ha dichiarato il dottor Milillo. Alcuni settori del ghiacciaio Thwaites, ‘consumati’ dall’intrusione dell’acqua marina più calda, stanno arretrando di ben 800 metri all’anno. Alla base ci sono modelli complessi che vanno compresi a fondo, per questo è attesa nei prossimi anni una lunga e approfondita indagine sul campo, condotta direttamente su questo inospitale ghiacciaio. I dettagli della ricerca guidata da Milillo sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Science Adavances.

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